“Emozioni e cibo”

Con questo primo articolo apriamo un ciclo speciale per la Tennis on the Beat, perché è risaputo che le emozioni vengono stimolate attraverso il cibo.

Una fredda giornata di qualche anno fa: il sole illumina timidamente il piccolo giardino spoglio facendo diventare diamanti le gocce di rugiada che silenziosamente scivolano sui fili d’erba, un gatto lentamente attraversa il vialetto che conduce ad un piccola casa immersa nel verde di un boschetto ai piedi di una collina. Improvvisamente il silenzio è interrotto dai passi di una bambina avvolta nel suo cappotto verde bottiglia che si avvicina alla casa fiabesca richiamando l’attenzione della nonna. L’anziana signora sorridendo apre la porta e la bambina velocemente entra in casa: nella stanza centrale una imponente stufa di ghisa, posata sulla quale una grande pentola di coccio in cui bolle una zuppa di legumi che diffonde il suo profumo in ogni angolo della casa, una tavola apparecchiata con stoviglie differenti le une dalle altre, un filo di pane dorato ed ancora caldo che tre bambini di nascosto tentano di sgranocchiare senza essere visti ma invano… quel profumo inconfondibile e mai risentito di cibo preparato lentamente e con amore che evoca i ricordi più veri dell’ infanzia, la condivisione di momenti quotidiani che diventano i ricordi che ci accompagneranno nel corso della vita.
Un piccolo spunto per riflettere su quanto il cibo sia legato ai nostri ricordi, alla nostra vita affettiva, nostre emozioni e quanto riesca ad essere il collante dei nostri legami. Condividere l’assunzione di un pasto in amicizia ha effetti sull’ansia e sul tono dell’umore profondamente diversi di un pasto consumato in solitudine o di fretta.

Il cibo sviluppa, in ogni essere vivente  effetti dinamici, generando la stessa differenza che c’è tra una fotografia e un film.

Se si pensa al cibo solo nei suoi elementi costitutivi ci si ferma a una fotografia scientifica, statica e immobile, espressione di uno specifico momento, che non darà mai l’esatta indicazione del suo rapporto con l’essere vivente che se ne nutre. Se si osserva invece l’aspetto dinamico del cibo, come guardando   un film, si può comprendere quanto un alimento sia ricco di elementi in continuo divenire che vanno oltre i valori nutrizionali presentati in etichetta, e guidano la lettura della relazione tra cibo ed emozioni. I nostri giorni hanno visto però incrementare il lato negativo legato all’emotività dell’alimentazione: spesso si assiste alla sostituzione della fame fisiologica a quella emozionale. La fame emozionale ha come base l’ansia e le motivazioni possono essere le più differenti: preoccupazioni, insoddisfazione, solitudine, noia, rabbia, mancata accettazione sé. Le situazioni di mancata gestione delle emozioni negative possono generare attacchi di fame che possono durare pochi minuti o, in alcuni casi, ore.

Si viene a creare un circolo vizioso che tende a mantenersi:

Il collegamento tra l’assunzione di cibo e le emozioni non è sempre sintomo di gravi problemi psicologici o di conflitti profondi. La stessa noia, infatti, che spesso accompagna la quotidianità, può essere uno stimolo per assumere cibo in modo eccessivo, al di là di ogni autocontrollo, e quindi finisce per acquisire un carattere compulsivo.

Quando ci alimentiamo in risposta alla fame emotiva, è come se non riuscissimo a distinguere i segnali che ci sono utili per la sopravvivenza da quelli che non lo sono. Quando questo si verifica è opportuno imparare a modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini alimentari, così da rieducare il nostro organismo a distinguere tra fame fisiologica e fame emotiva.

Per ridurre la fame emotiva, quella che scatena il bisogno di “alimenti-coccola”, occorre conoscerla meglio e acquisire consapevolezza dei propri modelli di consumo     alimentare un esempio?    L’assunzione di carboidrati ( pane, pasta, riso, etc …) è in grado di indurre un senso di tranquillità e di benessere in quanto contribuisce ad elevare il livello di serotonina nel sangue, ovvero il livello della famosa “molecola della felicità”, un messaggero chimico che invia al cervello messaggi ottimistici di buon umore e di piacevole soddisfazione.

L’obiettivo è quindi riuscire a individuare il legame tra le emozioni ed il cibo, ed interromperlo..Il punto cardine per l’ autocontrollo del peso è dunque la capacità di distinguere la natura della fame fin dal suo insorgere, cioè prima di iniziare a mangiare. Questa capacità di discriminazione è essenziale per evitare che la fame emozionale prenda il sopravvento.

Occorre distinguere la fame fisiologica da quella emotiva attraverso la maggiore conoscenza di entrambe :

La fame fisiologica nasce piano e aumenta gradualmente, la fame emotiva scoppia all’improvviso; la prima è più sopportabile della seconda che richiede invece un’immediata soddisfazione con il cibo.Proprio per l’importanza che l’alimentazione ha sulla qualità della vita delle persone, risulta sempre più di fondamentale importanza intervenire con approcci multidisciplinari che si muovano sui molteplici piani valorizzando l’individuo nella sua totalità.

Data        28  Febbraio 2018

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